Fare un passo indietro: ma la vita ci ha insegnato a fare passi avanti. La crescita, il progresso, il miglioramento si ottengono facendo passi in avanti. Questa è la natura dell’uomo. Stupendo, anche se nella società in cui viviamo oggi fare passi in avanti non è più una scelta perché sta diventando quasi un obbligo: se non ci riesci, se non hai qualcuno che ti può aiutare, se ti accontenti di ciò che hai già ottenuto o se non sei semplicemente capace allora resti indietro -e questo è il minimo- magari additato come un inetto o un buono a nulla. Sarà sempre vero? Secondo gli standard e la cultura prevalente sì; se vediamo la cosa da prospettive differenti, chissà…
Qui, però, mi voglio soffermare sull’aspetto opposto: quando cioè è utile fare passi indietro. Sarà talvolta utile fare passi indietro? Vi propongo qualche situazione dove si vince o si perde tutti assieme.
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Quando non ci piace un risultato o di fronte ad un fallimento occorre non solo esaminare ciò che stiamo facendo ma anche i nostri punti di vista, le idee e le convinzioni che ci guidano. Sarà il caso di fare un passo indietro e mettere in discussione proprio qualcuna delle nostre convinzioni?
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Nel gruppo a cui aderiamo ci sono molte cose che non vanno: senti di aver preso delle fregature e si è arrivati al punto che non sono più distinguibili le cause dagli effetti. Ovvero, ciascuno pensa di sapere bene cosa genera il caos, le inefficienze; peccato che nessuno condivida la posizione di tutti gli altri. Sarà il caso di fare un passo indietro tutti assieme?
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Si decide, dopo tante sofferenze e con molte perplessità, di “provare” a cambiare le cose con il coinvolgimento di un consulente, di un terzo. Il clima di partenza è ormai degenerato da tempo (parlarne prima è un’ipotesi non presa in considerazione fin quando i costi del caos sono “sopportabili”) e la diffidenza impera; ognuno si trincera e non intende uscire allo scoperto, altrimenti il capo lo impallina. Si sbologna così al consulente la patata bollente nel mentre ognuno (capo incluso) si occupa sempre e allo stesso modo delle medesime cose. E così una baionetta, per quanto agguerrita, affronta il cannone schierato. Il cannone è l’inerzia, la routine, le abitudini, quelle stesse che ci appartengono e che ora stiamo chiedendo ad un terzo di trasformare. Sarà il caso di fare un passo indietro e di affrontare tutti e a viso aperto il cambiamento?
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Si selezionano e si inseriscono nuove persone per sopperire al carico di lavoro: devono essere già pronte, complete professionalmente , capaci di risolvere i problemi che altri hanno creato e di adattarsi senza pretese e senza perdite di tempo all’ambiente degenerato. Insegnargli l’utilizzo degli strumenti operativi è il massimo che si possa fare per loro. E allora succede che i veri talenti non accettano o rinunciano poco dopo l’inserimento. Sarà il caso di fare un passo indietro su cosa è necessario fare prima di inserire nuovo personale?
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Ogni novità, ogni cambiamento nelle procedure viene avvertito come una minaccia. Ovvero non si ha mai il tempo per attuarla perché la giornata si è saturata delle inefficienze a cui ci siamo anche abituati (pur con qualche arrabbiatura). La giustificazione è il mezzo più ovvio e diffuso per tutelarsi e comunicare in modo armonioso e costruttivo tra le persone è dimenticato da tempo. Tutti pensano che debbano essere gli altri a cambiare per primi e, nel lamento generale, ci si agita come nelle sabbie mobili affossando sempre più. Sarà il caso di fare un passo indietro e ascoltare nuovi punti di vista, osservando da altra prospettiva le cose?
Osserva la tua vita. Su cosa ti conviene e sei disposto a fare un passo indietro?
Leggi pure: VINCOLI O ABITUDINI? https://giuseppesalvato.it/?p=1144
RIGIDITA’ VS. FLESSIBILITA’ https://giuseppesalvato.it/?p=1077