Chi insegna a chi? Non è uno scioglilinga…
Come una fiaccola comunica il suo fuoco a un’altra, e la prima non è privata del calore che ha quando il fuoco si comunica all’altra, così avviene nella ricchezza della sapienza: donata e ricevuta è uguale in colui che dona e in colui che riceve.
Dal Trattato sul Bene (Numenio di Apamea – II sec. d.c.)
Istruire, insegnare, educare sono attività e processi che attraversano la nostra vita in continuazione. La formazione permanente, molto prima che nelle enunciazioni, è nei fatti; da sempre.
Ma è necessariamente il “più grande” che insegna al “più piccolo”? È logicamente il “più capace”? Il “più esperto”? Mi sono posto questo dubbio quando ero un insegnante della scuola pubblica e a maggior ragione nei tempi più recenti, dedicati alla formazione aziendale e allo sviluppo delle risorse umane.
CONTAMINAZIONI
Siccome ritengo che l’apprendimento è una “contaminazione”, non mi sono mai posto nella condizione che l’età, il titolo di studio o l’esperienza più in generale fossero criteri netti per definire la direzione insegnamento-apprendimento. Chi insegna a chi è una domanda che mi porto dietro da molto tempo.
Ma in una recente riunione formativa aziendale, nel mentre parlavo e proiettavo qualche mia diapositiva (l’argomento riguardava la necessità del cambiamento), mi è nuovamente balzato in mente l’interrogativo, perché nella mia attività spesso mi capita di dover motivare i miei interlocutori, di spronarli a porsi degli obiettivi e ad agire in funzione di essi… “Ed io -mi sono chiesto- sono sempre così all’altezza delle cose che testimonio in giro?” Mhhhh… Faccio i conti con la mia coscienza e rispondo: “Certo che no!”. Possono succedere cose nella vita, infatti, che ti depotenziano, ti offuscano, ti deviano o ti rendono almeno temporaneamente incapace di qualsivoglia risultato, iniziativa, abilità.
E allora? Sono un incoerente? E tutti gli altri non hanno lo stesso dubbio? Chi è così perfetto da mantenere standard e performances costantemente elevati? Mi guardo attorno e, d’un tratto, l’illuminazione: certo, non una giustificazione ma la sensazione di aver raggiunto uno stadio di consapevolezza superiore, un balzo quantico! In definitiva, mi sono detto, la contaminazione avviene secondo il principio per cui una parte è più ricca di un’altra in qualcosa e, nel momento del contatto, la permea: questa si arricchisce e, senza dubbio, offre una sponda di profitto anche all’altra. D’altronde la comunicazione davvero efficace migliora tutti coloro i quali ne prendono parte…
Ebbene, quali sono i fattori che sicuramente consentono tale contaminazione? Secondo me sono certamente tre e, per la precisione:
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Il sapere
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I risultati già ottenuti
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La convinzione
Il primo fattore trae indubbiamente forza dalla conoscenza, dallo studio pregresso; il secondo dall’autostima scaturente dal controllo della realtà su cui si intende incidere; il terzo, non meno importante, dalla sensazione di certezza e sicurezza fornita dall’automotivazione. Se, pertanto, trovo lungo la mia strada una persona che, anche solo in quello specifico istante, per sapere, risultati ovvero convinzione ha una marcia in più di me, allora da costui riuscirò ad apprendere qualcosa di valore, una nuova conoscenza, un nuovo atteggiamento, una nuova pratica.
D’altronde, il carisma di un allenatore non scaturisce dalla sua forma fisica attuale, sicuramente meno performante di quella dei giovani che sta allenando!
Ecco, però, che occorre mettere un po’ di ordine a questi concetti e qui propongo una mia chiave di lettura: innanzitutto la convinzione rappresenta il punto di vista che origina ogni moto. In effetti l’emozione -correlata ad una convinzione, ad un’esperienza- è movimento, secondo il significato greco originario, e senza convinzione non andiamo da nessuna parte. Se non “proviamo” niente non succederà niente. Il sapere, poi, è frutto del nostro agire e, per quanto appena detto, agiamo sulla base di un’idea, di una motivazione. Le nostre azioni ci conducono, infine, ad ottenere determinati risultati, secondo la sequenza IDEE > AZIONI > RISULTATI.
Se vogliamo ottenere ciò che non abbiamo mai raggiunto dobbiamo, quindi, modificare un punto di vista, una prospettiva che, evidentemente, ci sta incatenando in comportamenti non idonei, non efficaci. A questo punto il bivio è innanzi ai nostri occhi:
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o affrontiamo il cambiamento,
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o troveremo una giustificazione inconscia per permanere nella nostra zona di comfort, nelle nostre abitudini, nel nostro sapere precedente e nei nostri risultati di sempre.
Chi insegna a chi? E questa è la nostra sfida, la nostra responsabilità, la nostra occasione di crescita e di miglioramento. Lasciamoci contaminare: un vecchio proverbio Zen così recita: Quando l’allievo è pronto, il maestro appare!
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