PREMESSA
Come motivare la generazione Z? Chi di noi non si è trovato almeno una volta a doversi confrontare con un “nativo digitale” da genitore, da collega, da datore di lavoro, da conoscente? Scommetto che la figura adulta ne esce quasi sempre interdetta, a volte sconvolta e priva di punti di riferimento su cui costruire un successivo dialogo con i giovanissimi.
MOLLARE A 20 ANNI
Occupandomi di sviluppo delle risorse umane nelle PMI mi corre l’obbligo di impegnarmi nel trovare soluzioni efficaci per le organizzazioni e per i singoli soggetti che vi convivono, dal fondatore dell’azienda all’ultimo arrivato, affinché ciascuno possa dare il proprio contributo alla causa comune.
Rammento quanto mi ha raccontato non molto tempo fa mio figlio che, nonostante i suoi 29 anni, è rimasto a sua volta interdetto quando un suo collega poco più che ventenne ha mollato l’azienda che lo aveva assunto a tempo indeterminato per “andare a salvare il mondo”…
Ovviamente l’interdizione di mio figlio vi confesso è stata poca roba rispetto a quanto l’episodio abbia generato dentro di me: ho ormai superato la sessantina e lo stupore è stato indescrivibile. Ma poi mi sono subito ripreso e la cosa mi ha fatto riflettere molto, in quanto si tratta di un classico caso di contrapposizione tra ragione e felicità.
TRA RAGIONE E FELICITA’
Sono un assoluto sostenitore che nella vita non basta aver ragione, bisogna sperimentare la felicità. Il perché è semplice: la ragione, nella migliore delle ipotesi, ci conduce a risultati materiali (ma può anche intrappolare in mille pensieri, giustificazioni, preoccupazioni che ci immobilizzano); viceversa, la felicità ci accompagna verso il vero benessere, che è il giusto equilibrio tra l’ottenimento di valori tangibili e soprattutto intangibili; e tra questi ultimi possiamo annoverare il senso di gratificazione, la leggerezza d’animo, le relazioni umane di qualità.
IL RUOLO DEL DENARO
L’uomo ha inventato uno strumento potentissimo atto a misurare le proprie capacità, illudendosi così di trovare un’adeguata sintesi tra ragione e felicità: il denaro. Pertanto, se sei benestante hai contemporaneamente ragione e sei anche felice. Ma è proprio vero? E se così fosse, vale in ogni condizione e per tutte le epoche?
A ben pensarci, il denaro non è la strada verso la felicità, anche se ci solleva dai problemi legati alla sopravvivenza. Infatti, il denaro ci permette di comprare cose, ma le cose ci rendono solo temporaneamente contenti, che è cosa ben diversa dalla felicità. E forse questo i ragazzi lo hanno capito più di ogni altra generazione precedente, educata ad un certo arrivismo, alla carriera, al dover mostrare i segni del proprio successo. Ma la felicità è un’altra cosa e comporta altri vantaggi: puoi approfondire il mio pensiero leggendo il mio articolo CAMBIAMENTO E FELICITÀ.
ALLA RICERCA DELL’EQUILIBRIO
Allora, mi pongo la domanda: vuoi vedere che chi appartiene al nuovo millennio abbia compreso meglio l’equilibrio tra la ragione dei risultati e la felicità dell’animo?
Quali sono le conseguenze di tale equilibrio? Autodeterminazione, smart working, valorizzazione del proprio tempo libero. E forse molto altro, spesso in forme e modalità incomprensibili per noi adulti legati ai principi del XX secolo. La felicità è un valore che, evidentemente, per le nuove generazioni conta di più, punto. Sarebbe troppo superficiale ridurre il concetto all’affermazione secondo la quale i giovani non hanno voglia di lavorare, desiderano solo divertirsi. Anche noi non avevamo più voglia di andare a zappare la terra dei nostri genitori e ci siamo preparati al lavoro d’ufficio. Adesso viviamo ancora un’altra epoca e, come sempre, chi è nato prima fa fatica a interpretare le tendenze, le esigenze, i valori di chi è nato dopo: è stato e sarà sempre così, è indubbio.
RIFLESSI NEL MONDO DEL LAVORO
Il mutamento delle esigenze si riflette nei comportamenti sociali e nei luoghi di lavoro. Faccio solo due esempi. La carenza di personale in molti settori non è una manifestazione socio-economica che scopriamo oggi: si è evidenziata prima nell’ambito dei lavori manuali e, nel tempo, il fenomeno è emerso tra i lavori intellettuali. Accomuna gli uni e gli altri un’elevata specializzazione; di tutte le altre persone non si avvertirà mai la mancanza. Perché stupirsi? Altro esempio. Sembrano funzionare molto meno tante forme di incentivazione del personale legate al mero denaro e anche le opportunità di carriera, che spesso prevedono sacrifici in termini logistici, non sempre vengono colte con entusiasmo dalle persone e dai ragazzi in particolare.
Ma con i giovani bisogna averci a che fare. Volendo approfondire la cosa relativamente ai riflessi lavorativi, sui motivi perché sia opportuno assumerli ho a suo tempo già scritto QUI.
10 SUGGERIMENTI PER DIALOGARE CON LA GENERAZIONE Z
Come possiamo, pertanto, interpretare aspettative e valori di oggi sulla base dell’esperienza di ieri? Ho affrontato l’argomento con maggiore approfondimento e sistematicità nel mio videocorso on line CONVINZIONI & CAMBIAMENTI.
Qui mi permetto solo di sintetizzare qualche suggerimento per migliorare dialogo e relazione con i giovanissimi: se siamo adulti, per motivare la generazione Z tocca a noi mettere da parte l’ego e provare nuove modalità comunicative. In che modo?
- Ascolta i ragazzi, se vuoi sperare di essere ascoltato.
- Apprezza le loro motivazioni, solo perché le hai comprese pur se non le condividi.
- Fai domande, interessati ai loro punti di vista, senza giudicarli.
- Racconta pure la tua storia, le tue incertezze, i tuoi errori senza dispensare saggezza.
- Non far pesare l’età o l’esperienza a chi non ha ancora avuto il tempo di costruirsela.
- Coinvolgi e chiedi: “Cosa avresti fatto al mio posto?”.
- Scusati per qualche atteggiamento che produce chiusura nel tuo interlocutore.
- Rammenta che in un mondo che cambia repentinamente non c’è più un singolo esperto che insegna agli altri ma tutti apprendono da tutti, a prescindere dall’età.
- Ricercare assieme prospettive diverse è più utile che dimostrare una coerenza incrollabile: la flessibilità vince sulla fermezza.
- L’esempio insegna più di mille parole.
Adesso sai da dove iniziare per motivare la generazione Z!
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