AFFRONTARE IL MONDO
Voglio esprimere alcune riflessioni sui fattori che, nell’affrontare il mondo, conducono all’autorealizzazione, spesso confusa con o appiattita sul concetto di successo.
In un mondo che va di corsa non c’è tempo e neppure voglia di celebrare i secondi: basta vedere chi è arrivato primo, in cima, per dare un affrettato senso al concetto di successo, trascurando i come e i perché di tutti gli altri.
E così ci perdiamo il meglio: le storie, i sacrifici, i meriti di chi non è arrivato primo ma ha superato comunque se stesso, si è migliorato, ha accresciuto la propria autostima, in poche parole ha trovato la propria autorealizzazione.
Ecco, il successo appartiene ad uno solo, mentre l’autorealizzazione può essere patrimonio e arricchimento di ciascuno. Perché rinunciarvi?
Per raggiungere il successo le formule magiche si sprecano nella bocca di tanti guru, che nello spronare a credere innanzitutto in se stessi, nello spingere sul pedale della determinazione e della focalizzazione di obiettivi, a tutti costi, non si vogliono rendere conto di mettere a rischio l’esistenza di tutti coloro i quali nella vita avranno la forza al massimo di arrivare secondi, quindi predestinati ad una condizione di invisibilità sociale, di anonimato frustrante.
Viceversa, per traguardare l’autorealizzazione il segreto non è nella competizione con gli altri, bensì nella riflessione su se stessi, desiderando avviarsi in un percorso di consapevolezza e, lasciatemi dire, di più profonda saggezza rispetto alla corsa estrema nel soddisfare, prima del proprio ego, i bisogni di una società che sembra vivere solo in funzione di esempi, di eroi, di leader a cui va tutto bene, da ascoltare senza obiettare, da prendere supinamente ad esempio, in modo acritico.
IL DILEMMA DEGLI ETERNI SECONDI
Proprio cosi: in un contesto sociale che premia solo i primi in qualcosa, a cui va tutto, tutti gli altri pagano con l’acriticità diffusa, latente, sottile, che si insinua pericolosamente ad allargare la forbice sociale che sul lungo termine danneggia tutti.
Danneggia la massa, dal secondo in poi, tacciata di insipienza meritevole dell’anonimato, ma danneggia di ritorno anche i primi, a lungo andare, perché rischiano di esser tali ma in un mondo che ai loro stessi occhi vale poco. Che squallore! D’altronde, conquistare la leadership tra tanti incapaci non vale certo come il competere tra pari…
E allora? C’è una strada alternativa allo squallore? Assolutamente sì.
IL MODELLO DELLE 5S
Come affrontare il mondo? Ecco a voi il modello delle 5S, ovvero delle 3+2S, ad essere precisi, perché alle prime tre, sinergiche e necessariamente collegate tra loro, si aggiungono le altre due esse non inferiori, per importanza, ma che tratto separatamente dal precedente gruppo perché se quelle iniziali sono soggettive, interpretabili secondo una scala di valori personale, le seconde sono indiscutibilmente oggettive, valide per tutti e in qualsiasi luogo e tempo.
Su entrambi i gruppi l’autoriflessione è necessaria, intesa come ricerca e conoscenza di noi stessi, dei nostri limiti e delle nostre capacità per consentirci di lavorare su di noi per crescere, per superarci, per affrontare il cambiamento e il futuro. L’uomo evolve e non è mai uguale a se stesso. Per fortuna.
SOLDI, SODDISFAZIONE, SERENITA’
Ma quali sono le prime tre esse? Nell’ordine con cui le tratterò: Soldi, Soddisfazione, Serenità.
Non possiamo vivere senza questi tre pilastri della nostra vita, simultaneamente: i Soldi senza soddisfazione e serenità ci spingono verso la solitudine emotiva, pur tra una folla di presunti amici da cui doversi costantemente ben guardare. La Soddisfazione, senza soldi e serenità, è effimera perché non risolve le necessità della vita, quelle oggettive e tangibili e quelle soggettive e psicologiche. La Serenità senza soldi e soddisfazione è infantile, bella solo se qualcun altro ci sostiene e si impegna per noi.
Questi tre pilastri, mi ripeto, sono i sostegni della nostra esistenza, inscindibili e sinergici. Uno non è fondamentale più degli altri due; anzi, ciascuno perde la sua forza senza gli altri due elementi.
Infatti, i soldi, cioè gli strumenti materiali e il sostentamento per vivere, non sono di per sé pochi o molti, ma realizzano il loro significato in funzione degli altri due fattori, soggettivi e mentali, che rendono la ricchezza materiale un concetto anch’esso molto personale.
La soddisfazione sta in un bicchiere d’acqua per l’assetato o nella conquista di una vetta per lo scalatore, nel raggiungimento di una posizione lavorativa importante per il manager o nel mettere dei figli al mondo per una mamma. La soddisfazione è dentro di noi, in ciascuno di noi. La serenità, infine, è concetto semplice ma, al contempo, complesso perché, se è intuibile nel suo significato immediato come assenza di pensieri e preoccupazioni, è pur vero che non tutto è governabile dal nostro interno. In ogni caso è sintomo di un raggiunto equilibrio. Ma sappiamo che, proprio in quanto tale, non è mai perenne, definitiva. La serenità è un lavoro, innanzitutto su noi stessi e poi in relazione con l’universo.
LA QUARTA ESSE: LA SALUTE
In realtà, e qui introduco le altre due esse del mio modello, questa volta oggettive e quindi valide per tutti allo stesso modo, esiste un quarto pilastro, una quarta esse, che è la Salute, senza la quale tutto perde di significato. La salute fisica e mentale dipende in parte da noi, dal nostro stile di vita, ma anche dalla nostra natura e dal contesto in cui viviamo.
Direi, meglio la salute mentale prima che fisica, perché la lucidità di pensiero è innanzitutto consapevolezza, è speculazione intellettuale, è immaginazione.
L’essere umano, in quanto pensante, perde gran parte della propria identità in assenza di salute mentale. E la cura di sé incomincia quando si sta bene, non quando si incomincia a stare male.
LA QUINTA ESSE: IL SAPERE
Ma, chiediamoci, cosa potrebbero i soldi, la soddisfazione, la serenità e la stessa salute se fossero potenziati dall’esercizio costante del Sapere (la quinta esse, anch’essa oggettivamente riscontrabile)? Il sapere realizza l’uomo nella sua cultura, necessaria ad affrontare il mondo e i cambiamenti, ed è fondamentale per affinare le opportune sensibilità, quelle che esaltano la nostra umanità. E già, perché il sapere non è solo studio, conoscenza, ma capacità di adattamento e di sviluppo morale, economico, sociale. Chi sa è libero, chi non sa è in prigione, ingabbiato nelle proprie poche certezze, magari non vere, che bloccano l’evoluzione e che rendono l’essere umano dipendente da chi ha le conoscenze opportune.
Soldi, Soddisfazione, Serenità, Salute, Sapere. Cinque leve con cui sollevare se stessi e il mondo, per costruire la pace e la crescita individuale e collettiva. Cinque leve attraverso le quali fornire il nostro contributo alla comunità di appartenenza.
AFFRONTARE IL MONDO CON LE GIUSTE LEVE
Ebbene, da dove incominciare il nostro percorso umano? Basta leggere queste cinque esse al contrario di come sono state qui presentate: incomincia a prenderti cura del sapere; sin da ragazzo lasciati stimolare da altre menti, dalle teorie e dalle ipotesi, da chi ti aiuta prima a farti domande e poi a darti un metodo per cercare le risposte adeguate.
Nel crescere, abbi poi cura della tua salute, impara a volerti bene, perché tu possa essere il miglior tuo amico. Vivi, subito dopo, in serenità innanzitutto con te stesso, sempre, perché si può sempre rimediare ai propri errori. Godi, ancora, di ogni pur piccola soddisfazione, in qualsiasi momento, sorridi e sii compiaciuto di te, anche aiutando il prossimo e, infine, se avrai allineato le precedenti quattro esse vedrai realizzate anche le tue necessità materiali, soddisfatte grazie ad un adeguato flusso di soldi, ovvero ad una affermazione che arride sempre a chi crede negli atteggiamenti giusti da porre in essere in ogni circostanza; soldi pur indispensabili alla quotidianità e, talvolta, agli imprevisti della vita.
Il successo appartiene necessariamente a pochi, l’autorealizzazione teoricamente a tutti. E allora, mi viene da suggerirti e da augurarti in breve, vivi nella pienezza del tuo potenziale, realizza te stesso, e non certo per fare la comparsa da film nella vita di pochi leader di successo.
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