PREMESSA
Proprio così, parlo del marketing per la mente razionale. Astenersi perditempo: lettura impegnativa per chiarire come il marketing altera i valori sul mercato e, quindi, il perché del successo di idee banali ma ben comunicate rispetto a concetti o servizi complessi e più gravosi, ma decisamente più validi.
LA QUANTITÀ ILLUDE
Nel lavoro e nella vita vorrei usare solo la mente, vorrei offrire solo la mia parte nobile a chi la ritiene utile, se non addirittura preziosa per il proprio cammino, per i propri obiettivi.
E invece mi illudo: se mi guardo in giro ciò che viene offerto e al contempo domandato è spesso valutabile solo quantitativamente, perché il mercato davvero desidera la quantità.
E se al contempo lo desidera sia chi offre che chi domanda qualcosa, questo significa che effettivamente conta ciò a cui il nostro mercato cosiddetto sviluppato dà valore (ma a questo punto lo definirei sovrasviluppato, e cioè che ha superato i limiti di uno sviluppo intelligente per lasciarsi stupire da ogni eccesso, da ogni promessa).
Conta il “corpo”, metafora della quantità, dell’effimero, del materialismo, della risposta rapida, del consumismo, in contrapposizione alla “mente”, paladina della qualità, del perenne, della concezione ideale, della riflessione ponderata, dell’investimento raffinato. Un aspetto, però, non li separa nettamente: il costo. Non è detto che nella prima categoria i prezzi siano inferiori rispetto alla seconda.
ALL YOU CAN EAT
“All you can eat” è una proposta commerciale che non si addice solo al cibo cinese, tante sono le affinità con i mercati moderni. Con questa formula si offre di tutto e lo si pubblicizza ai quattro venti, senza porre attenzione alla possibilità di servizio qualitativamente superiore, di cui si fa fatica addirittura a percepirne il bisogno.
Abbiamo, così, tanti mercati banalizzati. Anche quello della consulenza, a cui mi sto dedicando da oltre un trentennio. Ad esempio, abbiamo davvero bisogno di tanta formazione motivazionale? A chi parlano i motivatori se non al corpo e ai suoi istinti? Abbiamo bisogno di credere a soluzioni semplicistiche, pur di fronte a problemi complessi?
Dicevo, il corpo e tutto ciò che rappresenta fa più gola della mente perché il primo, a sua volta, può essere mostrato ancor più facilmente e velocemente del secondo, produce una soddisfazione emotiva e, perciò, consente a tanti speculatori di utilizzarlo per i propri interessi. E così ci radichiamo sempre più nella realtà delle apparenze, come se non ci fosse un futuro, un’alternativa…
LAVORIAMO PER SODDISFARE IL CORPO
Prodotti e servizi per il corpo, quale metafora esistenziale atta a rappresentare l’umana istintività nell’attuale società dei consumi, sono innumerevolmente maggiori di quelli pensati per la mente. Infatti, sul corpo si avventano in tanti, molti di più di quanti si preoccupano della cura della mente.
Il corpo si veste, si ingioiella, si profuma, si modella. Divora qualsiasi cibo, la mente si avvicina solo a pensieri genuinamente nutrienti. Il corpo sente e parla, la mente ascolta, si esprime e spiega. Tuttavia, la mente produce, nel mentre il corpo consuma: in una parola, la mente è ecologica e sa riciclare tutte le idee, il corpo produce rifiuti.
Ma col corpo si fanno ottimi affari perché è sensibile ai messaggi allettanti e promettenti di immedesimazione sociale e di successo.
Quindi, tutti coloro che hanno qualcosa da offrire desiderano rivolgersi al corpo di ciascuno di noi piuttosto che alla mente. Anzi, quanto più questa resta lontana con i propri ragionamenti e pensieri dal mondo illusorio che avvolge il corpo tanto meglio è per chi col corpo degli altri fa affari d’oro.
IL PRIMATO INVISIBILE DELLA MENTE
Eppure il corpo invecchia e la mente migliora, al trascorrere del tempo. Non c’è spazio per un marketing rivolto alla mente razionale?
Non si fa troppo caso al fatto che la mente è fonte di idee utili al progresso, nel mentre il corpo è il miglior mezzo per arrivare rapidamente allo sviluppo, alla ricchezza.
Progresso contrapposto a sviluppo, ricchezza interiore a ricchezza esteriore: ma se il primo avvantaggia tutti, il secondo è appannaggio di pochi, testimone ne è proprio la ricchezza mal distribuita nei Paesi cosiddetti sviluppati o, appunto, tra i differenti livelli gerarchici del corpo di un’organizzazione. Il corpo vede l’immediato, il breve termine; la mente bada esclusivamente al medio-lungo periodo, che è una noia per molti distratti.
Discorsi complessi, difficili; difatti comprensibili alla mente, non certo al corpo.
Mi appello, allora, a chi riconosce nel progresso la base dell’evoluzione, a chi apprezza il primato della mente (la vera sostanza) sul corpo (il regno dell’effimero), a chi non giudica dalle apparenze, dal vestito, da un post ben fatto, da una foto curata, dall’auto che guidi, dalle mode, dal “così fan tutti” o dal conto in banca: tutte cose che appartengono al corpo, pensate per gratificare il corpo, per costruirne l’essenza.
LA CONCRETEZZA DELL’INTANGIBILE
Indubbiamente, anche se ha il sapore dell’amaro star qui a sottolinearlo, la mente vale molto di più anche perché è l’organo meglio connettibile al cuore: entrambi sono sensibili alle percezioni, accrescono la nostra tolleranza e ci aprono a nuovi scenari, nel mentre stomaco, intestino, fegato o polmoni sono decisamente pilotati dagli istinti. Ovviamente ci scherzo un po’ su, però invito chi mi legge a riflettere…
Come pure invito a riflettere sul seguente paradosso: in definitiva, la materialità del corpo rappresenta il mondo dell’illusione e l’intangibilità della mente la concretezza delle cose di valore.
Purtroppo i miei sono pensieri prodotti dalla ragione e il rischio di essere spazzati dall’oblio è reale: ma non esiste un marketing pensato per la mente razionale e chi pensa deve sapere che sarà sempre minoranza, sempre controcorrente, sempre anticonformista.
In una parola, sarà unico. Per davvero.
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